CASTELLI E TECNICHE ARCHITETTONICHE NEI SECOLI

Fino al secolo XI si riscontrano in Calabria le strutture tipiche delle fortificazioni bizantine. Abbiamo quindi grandi cinte murarie, atte ad ospitare all'interno molta gente, costruite in posizione sopraelevata. Le alte mura sono intervallate da torri e sono idonee ad una difesa passiva, pensate per resistere ad oltranza agli assalti nemici. Di questo periodo ricordiamo la fortezza di S.Niceto nel comune di Motta S.Giovanni, RC. Un'impronta bizantina si ritrova anche nelle piccole chiese, a navata unica, vivacemente affrescate (come S.Giovanni Theristi a Bivongi, RC e S.Marco a Rossano, CS), mentre, tra gli edifici più ricchi architettonicamente va annoverata la Cattolica di Stilo, con le decorazioni in laterizio e la pianta a croce greca.

La presenza di edifici romani dovette influenzare non poco i costruttori medievali sia riguardo alle tecniche architettoniche che nell'utilizzo di materiale di spoglio. Troviamo infatti una struttura listata, che utilizza piccoli frammenti, dal laterizio alla pietra; struttura comune anche alla Sicilia araba, che testimonia lo scambio di tecniche e forse di maestranze con la Calabria bizantino-normanna.

I Normanni, nel presentarsi come diretti eredi dell'impero romano, difensori della cristianità minacciata dall'Islam, recuperano modelli architettonici tardoromani e ne riutilizzano elementi particolari come alcune colonne. Vengono così recuperate ed ampliate le costruzioni bizantine (come il castello di Santa Severina che sorge sui ruderi di una struttura bizantina ad opera di Roberto il Guiscardo) e ne sorgono di nuove. Con l'introduzione del sistema feudale in Calabria, i Normanni operano per esigenze difensive e di controllo del territorio una notevole trasformazione dei villaggi presenti. I castelli sostituiscono così gli antichi accampamenti romani, i "castra", e vengono strutturati con ampie mura, in modo da poter ospitare all'interno oltre agli uomini armati anche la popolazione civile.

Ma è col regno di Federico II che il sistema dei castelli calabresi rientra in un organico progetto difensivo. Nel registro della Cancelleria federiciana degli anni 1239-1240 sono attestati i lavori di manutenzione fatti in varie fortificazioni insieme alla nomina dei nuovi castellani.

Infatti Federico II organizza il sistema difensivo secondo un piano organico, in modo da collegare i centri maggiori, con i loro castelli, alle più importanti vie di comunicazione. Il collegamento terrestre tra la Sicilia e la Puglia è garantito da una serie di castelli, come quello di Roseto Capo Spulico (CS) posti in luoghi strategici della costa Calabrese.

L'importanza di tali opere è sottolineata dalle disposizioni fridericiane che vietano a chiunque di restaurare o costruire fortificazioni senza il consenso del sovrano. Tutto ciò prova l'interesse del sovrano per la provincia nonostante la capitale del regno fosse stata spostata a Palermo.

 

Inoltre l'attenzione sveva per la Calabria è attestata dalla città di Monteleone che venne interamente rifondata da Federico nel punto in cui era sorta l'antica città greca Hipponion e poi la romana Valentia. Sulla preesistente torre normanna, sorge così il castello di Monteleone, in un luogo strategico sia per la difesa delle coste che per il contronno della piana lametina e dei traffici tra la parte sud e quella nord della Calabria. Caratteristica è la torre poligonale "a cuneo", elemento che ritroviamo in diverse zone dell'impero, come nei castelli di Rocca Janula, di Oria, di Giuliana e nella Torre dei Giganti di Monte S.Angelo e che testimonia l'uso di strutture difensive simili in diversi punti dell'impero federiciano.

Intanto intorno ai castelli sorgono centri abitati per lo più strutturati con vicoli e gradinate che si inerpicano alle pendici della rocca difensiva.

Con gli Angioini vengono importati modelli architettonici relativi al gotico francese. Vengono così introdotti elementi decorativi come rosoni, archi acuti e portali. I modelli vengono totalmente rielaborati in modo da assumere fisionomia propria, del tutto differente dal gotico d'oltralpe. Nelle strutture di difesa viene abbandonata la tecnica di costruzione a conci per un ritorno all'uso di materiale locale in piccoli frammenti mentre vengono introdotte le tipiche torri cilindriche, alte e di forma rotonda. In generale, si tende ad una maggiore regolarità strutturale con l'uso di piante quadrangolari e cortine intervallate da torri angolari. Il profilo delle torri, nelle costruzioni più tarde, viene inclinato con la struttura scarpata, per lo più liscia ma a volte scanalata, che testimonia gusti architettonici più evoluti. Del resto con gli angioini vengono introdotti gli architetti militari che danno un'impronta di maggior coerenza logica alle strutture militari.

In età aragonese si tende a un rinnovamento più radicale nel campo delle strutture difensive, legato all'introduzione delle armi da fuoco. Così, con l'uso di bombarde e trabucchi, la difesa non è più di tipo passivo ma assume un ruolo attivo: le torri cilindriche diventano più larghe, con scarpe che salgono fino ai due terzi della loro altezza, le mura si abbassano, aumentano di spessore e vengono circondate da fossati per tenere a distanza il nemico mentre i revellini, bassi ed angolati, proteggono le mura della costruzione, spostando il punto di scontro verso l'esterno.


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