La Calabria, a causa della particolare conformazione del suo territorio (42% montagna, 49% collina e solo 9% pianura), ha sviluppato una cultura agricola di tipo collinare (o addirittura di montagna) più che un legame con il mare, nonostante abbia circa 800 km di coste. La montagna, poi ha rappresentato un sicuro rifugio alle incursioni piratesche che per secoli hanno funestato le nostre coste, infatti la maggior parte dei centri abitati sulla costa, salvo poche eccezioni, sono di recente costituzione e in genere non hanno più di qualche secolo di vita.
Le antiche città costiere magnogreche sono state quasi tutte abbandonate nel medioevo a favore di siti posti in località più difendibili e la Via Popilia, grande arteria romana che collegava la Calabria con Napoli e Roma venne pian piano dismessa (a volte interrata) per non facilitare l'ingresso di pirati nel territorio. Ad esempio, gli abitanti dell'antica Locri Epizephyri abbandonarono la città a causa delle incursioni saracene e si rifugiarono sulle colline all'interno fondandovi Gerace (uno dei borghi medievali più belli della regione), mentre l'odierna Locri, posta a qualche chilometro dalle rovine della città magnogreca, nasce in realtà come Gerace Marina, frazione sulla costa di Gerace.

CALABRIA, 3000 ANNI DI STORIA

La preistoria
Il territorio della Calabria è stato sin dalla preistoria, uno strategico punto di transito per i flussi migratori e le invasioni di popoli stranieri, basti pensare al passaggio dei Siculi (1180 a.C. circa), popolo indoeuropeo proveniente assieme a Dauni, Pecezi e Messapi, dalle coste dell'Illiria (grosso modo tra Jugoslavia meridionale e Albania del Nord), lungo le stesse direttrici Est-Ovest, attraverso il Canale d'Otranto, degli scafisti albanesi di oggi. Come si evince dalla scarsa saldatura tra la cultura del Neolitico e quella del Bronzo dimostrata dagli scavi archeologici nella regione, il passaggio dei Siculi non fu certo indolore per le popolazioni residenti.

Brettii, Greci e Romani
Ma i flussi di popolazione che hanno maggiormente caratterizzato la regione nel periodo più antico sono stati quelli dei greci, a partire dal secolo VIII a.C., e dei Brettii o Bruzi , intorno al sec. IV a.C. Questi ultimi erano una popolazione di ceppo osco-umbro descritti da Strabone come pastori e montanari sottomessi ai Lucani. I Brettii si erano in seguito ribellati ai loro padroni ed erano scesi più a sud conquistando Cosenza.
La compresenza nella regione di queste due etnie (non sempre pacifica) vede, da un lato, i Greci, prevalentemente lungo le coste, riuniti in colonie spesso in guerra tra di loro ed interessati più al commercio che ad una vera e propria egemonia sulla regione; e dall'altro i Bruzi, pastori e montanari, che occupano le zone interne lungo la dorsale appenninica fino alle porte di Reggio Calabria, riuniti in federazione con Cosenza come metropoli principale.
Durante le guerre puniche i Bruzi sono alleati dei Cartaginesi e alla fine sottomessi dai Romani in maniera cruenta. Stessa sorte subiscono, anche se con minor spargimento di sangue, le città greche, costrette ad accettare nel loro territorio coloni latini e a subire un inevitabile processo di romanizzazione. Con Augusto la Calabria, chiamata Bruttium, diventa assieme alla Lucania la terza regione amministrativa della penisola.
La costa tirrenica, compresa nell'area della provincia di Vibo Valentia contava, al tempo dello storico Strabone (64 a.C.- 24 d.C.) 3 insediamenti costieri:

- la città di Hypponion, fondata dai Locresi e conquistata dai Brettii e poi dai Romani (e da essi ribattezzata Vibo Valentia).

- il porto di Eracle , situato nei pressi di Tropea

- l'Emporion di Medma, di fondazione locrese e situato tra il territorio comunale di Nicotera e quello di Rosarno.

I Bizantini
Dopo la caduta dell'Impero romano il Bruttium subisce anch'esso le incursioni barbariche (famoso è l'episodio del goto Alarico seppellito nel letto del Busento) fino al disastrosissimo ventennio (535-553) della guerra Greco-Gotica in cui la regione diviene campo di battaglia nella lotta per il predominio sulla penisola tra Visigoti e Bizantini.
Nell'847 il Principato (prima Ducato) longobardo di Benevento si stacca dal Principato di Salerno e la Calabria rimane coinvolta in una nuova guerra di predominio che vede i Longobardi espandersi fino alla valle del Crati e tenere (anche se per poco) Cosenza. Nei primi del 900 i Bizantini al comando del generale Niceforo Foca riconquistano parte del terreno perduto. La regione entra a far parte del Tema (regione amministrativa di cui faceva parte anche il Salento) di Calabria (acquisendone infine il nome).

Dalle invasioni Arabe alla dominazione Aragonese
A partire dal IX fino al XII secolo, la Calabria subisce una lunga serie di incursioni saracene: tra l'827 e 878 gli Arabi conquistano la Sicilia; si formano gli emirati di Amantea, Tropea e Santa Severina; nel 941 e nel 1074 viene saccheggiata Nicotera; nel 988 e nel 1009 stessa sorte subisce Cosenza. I Bizantini riescono a riprendere Tropea e Santa Severina ma è solo con la discesa dei Normanni dopo il 1059 in Calabria, e tra il 1060 e il 1091 in Sicilia, che la regione conosce un periodo di pace e tolleranza (ma anche l'imposizione di un forte modello feudale) che durerà anche con gli Svevi fino alla caduta di Manfredi figlio di Federico II e l'arrivo degli Angioini (1266).
Con Carlo I d'Angiò inizia il predominio francese sull'Italia meridionale, ostacolato a partire dal 1282 dalla conquista Aragonese della Sicilia fino al definitivo insediamento a Napoli nel 1442 di Alfonso V d'Aragona. Due secoli di guerra (con periodi di stasi) che vedono la Calabria ancora una volta terreno preferito di scontri e di saccheggi tra i due eserciti contendenti. Con la dominazione Angioina prima e Spagnola poi, la Calabria conosce un inesorabile declino, stretta tra un governo centrale oppressivo e lo strapotere dei baroni.

Mamma li Turchi...
Ma il peggio deve ancora venire. Il 28 luglio 1480 l'esercito turco di Maometto II conquista Costantinopoli e scompare in questo modo l'Impero Bizantino, l'ultimo baluardo cristiano in oriente. L'11 Agosto dello stesso anno Otranto viene saccheggiata e gli abitanti massacrati da una flotta turca al comando di Ahmed Pascià. Nel 1543 Reggio Calabria subisce un sanguinoso saccheggio ad opera delle truppe del corsaro Chair-Eddin, detto Barbarossa. Nel 1594 le coste calabresi subiscono continue scorrerie da parte di Bascià Cicala (a compiere queste incursioni piratesche sono a volte dei calabresi fatti schiavi e poi convertiti all'Islam come Giovan Dionigi Galeni rapito a Le Castella nel 1536 e divenuto ammiraglio della flotta turca, re di Tunisi, Tripoli ed Algeri). Inizia per l'Italia Meridionale e per la Calabria un lungo periodo di terrore, saccheggi, rapimenti che durerà fino al 1830 con la conquista francese dell'Algeria e l'inizio del predominio europeo del Mediterraneo.

Dai Francesi a Garibaldi
Nel 1783 una serie di fortissimi terremoti sconvolgono la regione distruggendo interi paesi e provocando migliaia di vittime. La popolazione non fa in tempo a riprendersi che nel 1793 re Ferdinando IV di Borbone fa entrare il regno delle due Sicilie in una disastrosissima guerra contro la Francia rivoluzionaria. In regno è invaso dalle truppe del generale Championnet, la popolazione subisce le razzie francesi e la violenta reazione sanfedista capeggiata dal cardinale Ruffo. Anche l'800 vedrà il territorio della Calabria subire guerre e saccheggi, dal breve regno di Gioacchino Murat, alla restaurazione Borbonica, al passaggio dei garibaldini e infine all'Unità d'Italia, che vede però svilupparsi il fenomeno del brigantaggio come piaga sociale.


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