TRADIZIONI GASTRONOMICHE

- Il periodo pasquale

- Il periodo natalizio

 

Il periodo pasquale

Il ciclo delle feste pasquali che comprende il periodo che va dalla Domenica delle Palme al Lunedì di Pasqua incluso, presenta, nei paesi arbërëshe, forme e colori che danno un carattere pittoresco alla festività senza alterare le linee fondamentali e il primitivo carattere. Una delle tradizioni che si ripete da secoli, diffusamente in tutta l'Arbëria, è la presenza dell'uovo come motivo tradizionale del periodo pasquale. Fin dai tempi antichi l'uovo costituì un elemento misterioso, e, come tale, fu al centro di pratiche magiche e superstiziose, pretesto di giuochi, dono beneaugurante, motivo decorativo delle mense. La presenza dell'uovo, durante la Settimana Santa è connessa con quei canti di circostanza che si usano in occasione di feste periodiche e che svolgono, per lo più, il motivo di auguri e richieste di donazioni. Poiché il donare è un'azione propiziatoria, il popolo raramente si esime dal corrispondere il donativo richiesto. In molte comunità arbëreshe, la questua delle uova avviene nella Settimana di Quaresima (Java e Laxarit); una compagnia di giovani va di casa in casa intonando un canto che narra il miracolo della resurrezione di Lazzaro. Il canto rivolge, insieme alla richiesta del dono, omaggi ed auguri a coloro che hanno largamente provveduto di uova il capace canestro. L'uovo è presente, nelle tradizioni popolari della Pasqua, non solo come elemento decorativo a sé stante, ma ancbe come motivo decorativo dei dolci che vengono preparati in occasione di tale solennità, conferendo ad essi una linea di semplice grazia, espressione della vita elementare della gente umile.

Nei paesi albanesi della zona del Pollino, quando si avvicina la Settimana Santa, viene preparato il "kulaç", che fa parte delle usanze domestiche più caratteristiche di questo periodo. E' una sorta di pane, intrecciato a corona, sormontato da uno o più uova. Era consuetudine a Civita, nel periodo pasquale, regalare alla fidanzata "nusëzën" (la pupa), costituùa da due bastoni di pasta ripiegati in modo da formare sei anelli incatenati tra loro e disposti in forma ovale. All'interno di ogni anello si mette un uovo e si rifinisce intorno con un bastoncino di pasta attorcigliato. Questo dono era ricambiato con un altro dolce caratteristico: "çiçi", formato da un bastone di pasta piegato in due ed intrecciato alle due estremità per dare l'espressione dei piedi. Per i bambini venivano preparati altri dolci: "shportëza" (il panierino), costituita da un bastone di pasta lunga. Il vuoto centrale viene riempito con un uovo. A S.Giorgio Albanese in occasione della Pasqua è consuetudine preparare "nusen", una sorta di bambola con un uovo inserito e ricoperto di una pasta di uova e farina e nastrini colorati; "panariqa e pula", panierino e gallina, eseguite con lo stesso procedimento delle "nuse" e guarnite allo stesso modo. Questi pupazzetti venivano ricoperti di rosso d'uovo sbattuti; "kuleçet e ngurta" a base di farina, lievito, pepe nero, ricoperti con il rosso d'uovo sbattuto. A Caraffa, viene preparata in tutte le famiglie la "kucupa", una sorta di ciambella con le uova incastrate. A S.Demetrio Corone e Macchia Albanese, all'annuncio della Resurrczione nel vespro di sabato santo, è consuetudine consumare in tutte le famiglie "kuleçet", che incorporano uova rassodate nella cottura al forno e "riganatat". A S.Benedetto Ullano, in occasione della Pasqua, oltre ai "kuleçë" con le uova, si suole preparare, offrendole in dono alle bambine, "panarelet", piccoli panieri di pasta con un uovo al centro; per i maschietti viene preparato "kukulliqi", due bastoncini di pasta intreecciati sotto una testa dove si pone l'uovo.

Il periodo natalizio

Ricco di tradizioni popolari è il Natale presso gli albanesi d'Italia: si rivivono per l'occasione antiche usanze tramandate da secoli. Tutti attendono i rintocchi delle campane che annunciano la messa di mezzanotte. Le tradizioni culinarie vengono rispolverate, rivelando spesso una ricchezza di specialità altrimenti insospettabile, mettendo a dura prova la valentia gastronomica delle donne pur in un rito che si ripete da centinaia di anni. Tutti partecipano alla cena, anzi alla notte delle "tredici cose", che sta a significare un banchetto con almeno tredici pietanze, sia pure soltanto sotto l'aspetto simbolico. Le pietanze d'obbligo, sono comunque, quelle tipiche, e cioè "fillilet"; lavorati precedentemente col ferro di calza in modo da poter accogliere, nel proprio pertugio, il denso sugo di castrato, irrobustito dal demoniaco peperoncino (diavulliq) e rifinito da una nevicata di peperoncino; "rrashkatjelet, dromësat, shtridhëlat" sono altre paste fatte in casa. Si continua coi secondi: il capretto tenero e selvaggio viene arrostito assieme a patate o altri legumi, pronto a nobilitarsi, sotto un velo di pecorino e pangrattato gratinati; "ngjalë" (anguille), "bakalla" (baccalà). L'epilogo dell'abbuffata vede un trimpudio di dolci dai sapori forti e decisi: turdilet, petullat, qenullilet, krispelet, kanaritulat, krustulit, kanalletat, skallilet, frutto di felice connubio fra miele (o mosto cotto), frutta secca, farina, uova. Uno dei momenti più attesi del periodo natalizio presso le comunità albanesi della zona del Pollino, è quello della preparazionc dei dolci tipici: petullat o krispelet, morbide frittelle a forma di ciambella, ottenute con pasta lievitata fritte in abbondante olio; kanarikullat, una sorta di cannoli di pasta sfoglia impastata col vino, fritti e poi cosparsi di miele; xhurxhullet o xhurxhullinat, una specie di torrone ottenuto da un impasto di miele, semi di sesamo e mandorle; bukunotet, ripieni di marmellata, di mostarda o di ricotta; kanaletet, a base di farina e uova e la forma di scaletta, dopo la cottura viene spolverato con zucchero; krustulit, a forma di enormi gnocchi, preparati come le kanallete, ma vengono, infine bagnati sul miele.

Pane bianco, skallile, turdile e krispele costituiscono le preoccupazione delle massaie durante la settimana precedente il Natale a Falconara Albanese. Una antica tradizione, voleva che il capo famiglia presiedesse alla frittura delle krispele, assiso a reggere il manico della padella, mentre la padrona di casa calava nell'olio bollente la pasta lievitata alla quale dava la forma della ciambella o della palla ripiena di acciughe. In l'occasione delle festività natalizie, a S.Benedetto Ullano, si usa confezionare in casa diversi tipi di dolci, tutti fritti in padella, a base di farina, tuorli d'uova, zucchero, miele, farinaccio. I dolci più diffusi e conosciuti da tutti sono: petullat, turdilet, skallilet, kasatelet, skaudhatjelet. Si usa, altresì, confezionare in questa occasione pani speciali fatti in casa (natallizet), dalle forme diverse, rappresentanti pupazzetti in atteggiamenti curiosi, e due pani rappresentanti il Capodanno (kapudhani) e l'Epifania (Befania), che verranno conservati e consumati esclusivamente per le due occasioni. Questi due pani sono confezionati con più abbondanza di pasta, plasmata in forma sferica leggermente schiacciata e integrata da semplici ma originali elementi decorativi. E' tradizione a Firmo, confezionare in casa il dolce tipico di Natale (çiçirata), a base di farina, uova e un pizzico di sale. Impastato con le uova, si lavora la pasta, ricavando dei bastoncini che vengono, poi, tagliati simili a piccoli ceci. A Caraffa e Vena di Maida, si usano preparare in tutte le famiglie, petullelet, a base di farina e patate, impastate come il pane, con forme circolari o allungate; nakatulat, a base di latte, uova, zucchero e olio, hanno la forma di uno gnocco più grande. A S.Sofia d'Epiro, S.Demetrio Corone, S.Cosmo Albanese, Vaccarizzo Albanese e S.Giorgio Albanese, in tutte le case per l'occasione, vengono preparati tipici dolci tutti fritti in padella a base di farina, zucchero, uova e miele. I più conosciuti sono: krustulit, fatti di pasta e farina a mo' di cannoli con uova, vino e miele; skallilet, a base di farina impastati con uova a 'mo' di fusilli intrecciati in varie forme: qenullilet, a base di uova, lievito, farina, vino impastati e fritti nell'olio, ricoperti di zucchero a velo o di miele. Non v'è famiglia ad Acquaformosa che non prepari le frittelle, grispellet, ed i cannoli spalmati di miele e zucchero, kruskulit. La sera della vigilia era consuetudine mangiare le tradizionali "nove cose", cioè nove cibi differenti. Un tempo non si mangiava carne ma solo pesce, soprattutto l'anguilla (ngjala) e questa tradizione è ancora rispettata da tutti. "Ngjala zihet me kripë., vaI, uj e kutunjol, petrosin, vasilikua e qepë (l'anguilla si cucina con sale, olio, acqua, pomodoro, prezzemolo, basilico e cipolla).